IO SCRITTORE FRA LA SAVANA E LE STELLE
(Amazon – Profilo Autore)
Maggio 2021, il Pentagono e Obama stesso ammettono la realtà degli UFO annunciando un’inchiesta del Governo Americano sull’inquietante fenomeno.
Era ora!
Dal grembo della fantascienza, i miei romanzi gridano l’urgenza della questione da una ventina d’anni.
“AMAZON” è l’ultimo nato.
L’ispirazione, sibillina, viene da uno dei più subdoli ed ignorati conflitti sociali odierni; il quadro che fa di una presenza aliena occulta e predatrice è raccapricciante.
A me piace molto, ma anche agli amici che lo hanno letto in anteprima e persino… a mia moglie, che pure non ama la fantascienza né legge autori da meno di un milione di copie. Sembra, ma non è cosa da poco.
“AMAZON” è in cerca di un editore che sappia apprezzarlo tanto da introdurmi nel club.
Tuttavia immagino che anche il più bravo nutra gli stessi dubbi di mia moglie sugli sconosciuti, perciò mi presento qui di seguito in una breve biografia con i miei pensieri di sempre e la storia dei racconti che ne ho fatto, sperando di sembrargli, alla fine, quasi un vecchio e caro amico.
Di formazione non sono scrittore bensì ingegnere, e se da una parte ciò è stato un provvidenziale salvagente dal punto di vista della… sopravvivenza, dall’altra mi ha portato a scrivere un po’ a modo mio. Senza troppa anarchia, però, vale a dire come anche a me piace negli scritti altrui con folle di appassionati, quindi un modo che troverà sicuramente chi lo apprezza anche nei miei.
Del resto io non rinuncio alla libertà nemmeno da ingegnere, e il piacere della libertà val bene qualche cliché in meno.
Libertà a cominciare dalle letture. Fantascienza e fantasy sono i miei generi preferiti, ma non scelgo un libro solo perché ci sono i Marziani: il vero tesoro è l’idea, e poi naturalmente lo scrigno lo deve valorizzare da non poter resistere senza farlo mio.
Amo il lavoro in filigrana. Se una storia è fine a sé stessa dura quanto un sogno; ma se custodisce un pensiero profondo sui temi eterni dell’umanità mi rimane per sempre.
Così, vadano pure la Rawling e Wilbur Smith, ma con Sagan, Asimov, Orwell e Tolkien nel cuore, a braccetto con Cervamtes, Goethe, Hugo, Verga Bulgakov e Calvino.
E dunque libertà assoluta di scrittura, se i miei maestri sono questi.
Scrissi i primi racconti nelle solitarie serate torinesi della gioventù, quando inseguivo le stelle “cavalcando” con la fantasia gli aviogetti militari di cui progettavo i motori.
Sberleffi sull’assurdo quotidiano della prigione dorata per far colpo su una ragazza… risposte stralunate alla domanda di sempre: “…ma dove siete?”
Un lungo silenzio indaffarato dopo il ritorno a Bologna, poi di nuovo qualche stravolgimento del vissuto durante la torrida estate dell’incidente che mi aveva inginocchiato. A un editore locale piacciono; mi chiede di scrivergli dei racconti per bambini, ma io non so nemmeno da che parte si tiene, un bambino.
Ancora lavoro, ancora silenzio, poi un’estate in Tanzania a cercar di capire l’altro tendendogli una mano, ma quella di chi già credevo di conoscere si allontana: un’amicizia in frantumi. Dal dolore nasce “Karibu”, un romanzo d’amore e morte fra la savana e le stelle, dove il terzo occhio può riconoscere tanto della nostra “civiltà”, fra cui il dramma allora in corso nel Kosovo ed anche qualcosa di più sfuggente.
Secondo un autorevole giudizio è un romanzo filosofico.
Dagli editori neanche un cenno di vita e allora, ben prima del self publishing, ne faccio stampare 100 copie da una tipografia digitale.
Una prestigiosa biblioteca comunale mi concede i locali per una presentazione. La responsabile ha appena partecipato alla giuria di un contest letterario e ai libri che vi hanno partecipato preferisce Karìbu.
Piccola, ma è una soddisfazione.
Vendo in un amen una settantina di copie, poi offro le altre all’agenzia di viaggi per l’Africa, da dare in omaggio al posto delle borse. Il direttore le compra tutte e ne chiede anche altre. Ma io non faccio l’editore. Anzi, con tutto l’impegno che richiede guadagnarmi il pane dedico anche troppo tempo ai libri.
Sul fronte editoriale, invece, buio fitto stabile.
“Porca l’oca, ma come si fa a trovare un editore vero?” Domando allora in un newsgrop.
Un tale che si firma “Il suonatore Jones” e sostiene di avere il libro sul comodino mi indirizza a suo nome a Mondadori. Mi sa di presa in giro, ma non sia mai detto che io rinunci senza averci provato, e faccio bene: la segretaria del direttore Franchini conferma l’aggancio chiedendo il libro. Lo invio, e in breve risponde che piace, per cui stanno cercando una collana adatta nel gruppo dove pubblicarlo.
WOW!!!
Ma la collana non c’è. Il romanzo filosofico non ha molti appassionati.
La delusione è grande, e non sola a far languire la speranza di trovare un pubblico che dia nuovo impulso alla voglia di scrivere. Professione, insegnamento e consulenza giudiziaria lasciano davvero poco spazio, e per giunta ho intrapreso un progetto di solidarietà per portare l’acqua in casa a 4000 Africani che vanno a prenderla nelle pozze con i secchi sulla testa.
Però i ricordi, le esperienze e le idee che mi affollano il cervello premono ai confini.
L’apparire dell’auto pubblicazione riapre qualche prospettiva, ma è un’illusione: se non arrivi in libreria o non sei già conosciuto nessuno ti cerca.
Ad ogni modo ci pubblico ”Hakuna Matata”, un manualetto di Kiswahili che pur col rammarico per l’assenza di un mercato mi vale l’interesse di Zanichelli.
Se non altro conforta un po’ che è un libro vero, allora mi ripeto con “Karìbu” e con una manciata di brevi storie metafisiche che raccolgo nell’antologia: “Racconti di Ultramondo”. È solo per la firma, però: so bene che i racconti non tirano, perciò non ci provo neanche a proporla a un editore.
La mia anima è rimasta a Torino. Il lavoro amatissimo, le grandi speranze, le grandi imprese, i tradimenti di scrivania, quelli di cuore, le grandi delusioni… Tutto questo grida di passione dentro di me, e finalmente gli do la voce di “Il diario di Homunculus”, amara denuncia retrospettiva delle devastazioni umane e sociali che produce un potere preoccupato solo di sé all’interno di un’azienda.
Buone recensioni, ma mentre l’editoria fasulla si fa sotto sempre più insistentemente, quella vera continua a tacere. Pazienza: per fortuna non ho bisogno di vendere i miei libri per campare, e prima o poi qualcuno si accorgerà pure di quei titoli ormai in tutte le librerie on line.
Misteriosamente, se ne accorge la American Star Books, che mi propone di tradurre “Karìbu” in Inglese in cambio dell’esclusiva sul mercato anglofono. Ovviamente accetto, ma la traduzione è automatica e brucerebbe il libro, per cui a forza di rifiutarla il contratto salta.
Va bene lo stesso: la farà meglio qualcun altro; spero solo di essere ancora al mondo.
A scuola, intanto, brava gente e farabutti si contendono la scena dimostrando che a diciott’anni si è già maturi per entrambi i ruoli.
”Il professor Battista” lo proclama ai quattro venti toccando corde ideologiche che nell’Occidente alfiere di tutte le libertà sono proibite, infatti Feltrinelli toglie la parola a un suo scout che gliel’aveva segnalato.
Eppure riscontri entusiastici arrivano da più parti: una piccola casa editrice pubblica il romanzo in e-book, il titolare di un’altra mi convince a partecipare ad un suo concorso.
VANGE!!! (vetusto equivalente bolognese di wow!!!) Va in finale.
Però non vince, e mi brucia perché so che il libro è bello: la giornalista del Carlino che lo ha presentato alla biblioteca Lame ne ha comprato una decina… Allora ci rimetto le mani deciso a farglielo vincere, il prossimo concorso, e così nasce “L’ultimo Professore”.
Intanto da Facebook mi è arrivato il nome di un editore coraggioso e con una passione per i libri autentica. Gli invio “L’ultimo Professore” e “Il diario di Homunculus” e… il concorso lo vinco davvero!!! Fabio Pedrazzi li accetta entrambi.
Adesso sono un autore ufficiale nelle collane della Pedrazzi e di Placebook Publishing; non so ancora se e quanto venderò, ma quasi quasi comincio a sentirlo mio davvero, il personaggio dello scrittore.
D’altra parte, il Web ridonda dei miei titoli, a una presentazione video on line seguono interviste radiofoniche, belle recensioni e articoli su riviste culturali; le conferme si susseguono.
Allora torniamo ad “AMAZON”, l’ultimo nato.
O meglio: l’ultimo venuto alla luce, perché in realtà le riflessioni che mi hanno portato a scrivere questo romanzo di pura fantasia partono dalla stessa domanda dei primi racconti: “… ma dove siete?”
Domanda che, come ho accennato, trova risposta nel dramma dell’Amazzonia profonda, ma sullo sfondo di uno dei più subdoli ed insidiosi conflitti sociali dell’Occidente odierno.
Un bel romanzo… e un bel film.
Come ho detto, “AMAZON” è in cerca di un editore che sappia farne un best seller da un milione di copie come quelli che piacciono a mia mogle, e poiché a mia moglie già piace, magari lo sta trovando proprio ora.
Se poi ne vuol fare anche un film, vuol dire che ne ha colto l’essenza in pieno: la storia ci va a pennello.