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MA COM’È CHE NON NE HO ANCORA SENTITO PARLARE?(Centrale combinata fotovoltaico-termica a idrogeno)

MA COM’È CHE NON NE HO ANCORA SENTITO PARLARE?

(Centrale combinata fotovoltaico-termica a idrogeno).

 Il sole ci invia tanta di quell’energia, che anche una minima quantità di essa basterebbe a risolvere per sempre tutti i problemi energetici dell’umanità.

Purtroppo l’astro ha il difetto di “esserci quando non serve”, cioè di giorno e d’estate, quando c’è luce e fa caldo, e di “non esserci quando è buio e fa freddo”, che farebbe comodo molto di più; per giunta non esistono mezzi pratici per immagazzinarne l’energia in misura utile, perciò l’avvio del fotovoltaico ha stentato molto.

Va meglio da quando c’è la possibilità di riversare nella rete elettrica l’energia raccolta in esubero rispetto al bisogno, ma anche in questo caso occorre pur sempre una forte produzione convenzionale per alimentare la rete stessa quando il sole non c’è, di conseguenza l’abbandono del petrolio grazie al sole, fino a poco tempo fa era ancora un’utopia.

Da qualche tempo, però, esiste un oggetto che cambia radicalmente le cose, per cui mi aspetto che entro pochi lustri tutte le installazioni fisse di potenza termica siano sostituite dalla nuova centrale solare che questo oggetto rende possibile, con un abbattimento del 50% almeno dei consumi petroliferi mondiali.

L’idea è tanto semplice, che mi meraviglia non averla ancora sentita dibattere in giro, perciò comincio io, nel caso davvero non ci abbia ancora pensato nessuno, con la speranza che se ne facciano portabandiera almeno i verdi più combattivi.

L’oggetto che potrebbe consentire di cambiare la faccia della terra è il motore endotermico a idrogeno, che per la verità è stato sviluppato per la trazione automobilistica, e forse è proprio il fondato scetticismo che circonda questo impiego, ad impedire di comprenderne altri assai più utili e verosimili.

L’idrogeno, infatti, è un gas talmente leggero e difficile da liquefare, che per immagazzinarne l’equivalente di 100 litri di benzina in un serbatoio da autovettura occorrono pressioni enormi e/o temperature di gran lunga più basse del più rigido gelo antartico, condizioni tanto difficili da realizzare economicamente ed in sicurezza in un’automobile, che personalmente non scommetterei nemmeno 10 centesimi sul successo commerciale di questo motore in campo automobilistico.

In un impianto fisso, però, il problema di spazio di una vettura non si pone, quindi nemmeno quello di comprimere e raffreddare l’idrogeno. Infatti, se per quel famoso equivalente di 100 litri di benzina occorre, a pressione e temperatura normali,  un serbatoio da 100 metri cubi (per rendere l’idea, un cubo di poco più di 4 metri e mezzo di lato), realizzarlo non è un problema né tecnico né economico.

Si può allora concepire come segue una centrale fotovoltaica dimensionata in base alla potenza del motore a idrogeno. Essa è costituita dal motore stesso che, accoppiato ad un generatore, fornisca  elettricità nel  funzionamento notturno, da un serbatoio della capacità sufficiente ad alimentare il motore durante l’assenza del sole, da un impianto per la produzione dell’idrogeno per la notte, e da tanti pannelli solari quanti ne occorrono per una produzione di elettricità pari alla somma della richiesta diurna esterna e di quella per  separare l’idrogeno dall’acqua.

Così, le poche centrali termoelettriche attuali, enormi ed inquinanti, verrebbero rimpiazzate da una miriade di impianti fotovoltaici a ciclo integrale, piccoli, pulitissimi e ad effetto serra nullo.

Inizialmente, il costo del chilowattora potrebbe lievitare un po’, ma i risparmi sul combustibile e la rapida discesa dei costi d’impianto all’aumentare della produzione lo farebbero rientrare in breve… E poi dove la mettiamo la soddisfazione di sottrarci al ricatto petrolifero, di azzerare l’effetto serra, e di avere l’aria pulita dovunque?

 Con l’innovazione si riempiono la bocca tutti… vediamo un po’, l’Unione Europea stanzia un sacco di soldi per realizzarla davvero.

Ciao mondo!!

 

PRESENTAZIONE

 

Lasciate che mi presenti: ci si conosce così poco, in realtà…

Sono ingegnere, con profonde esperienze nei campi dell’energia, della ricerca ed innovazione, delle nuove tecnologie, dell’istruzione, della cultura, della solidarietà e… lo dico sommessamente, mi piace anche scrivere.

Sembra velleitario, ma è tutto “merito” del tempo che già mi ha condotto pure in pensione, sebbene le nuove regole protestino che dovrei aspettare ancora un po’.

 Gli obblighi, spesso fittizi, che riempiono il tran tran delle giornate di lavoro ordinarie non mi mancano affatto, però ho ancora tanta voglia di fare… in un ruolo diverso, naturalmente.

Intendo dire che, grazie alle esperienze dette, in quei campi potrei dare un contributo di più alto livello al progresso civile e materiale del mio paese, e l’idea mi seduce.

 Sul piano delle opinioni, sono convinto che la crisi in cui si dibatte l’Italia, forse di identità quanto economica, e comunque a forte compenetrazione dei due aspetti, abbia cause remote che occorre sanare alle radici, e che il principale rimedio sia il ritorno ad alcuni valori fondamentali.

Rettitudine, sobrietà, competenza, autorevolezza e rispetto vengono in mente per primi, ma, come gli altri a seguire, sono anch’essi fragili castelli di carte, senza coerenza fra verità, propositi ed azione, perciò è questa la madre di tutte le virtù.  

 Non si tratta di una banalità: se innalzare il livello socio-culturale della popolazione è un intento lodevole, fu pura demagogia additarne l’unico ostacolo nella selezione scolastica, e azzerarla senza alternative per simulare il risultato fu un grave scollamento della verità da propositi ed azione.

Dopo quarantacinque anni in questo modo, oggi siamo indietro in tutte le graduatorie internazionali, abbiamo perso competitività in ogni campo, e l’illusione è divenuta dramma nel divario incolmabile fra aspirazioni individuali e realtà sociale.

Analogamente, è un falso che le energie pulite possano sostituire integralmente le convenzionali, e tanto più che ciò possa avvenire senza sacrifici; al contrario, l’incremento di spesa è tanto più rilevante quanto più fievoli sono le sorgenti alternative, di conseguenza, impiegarle è doveroso, ma farlo oltre i limiti delle loro potenzialità, addebitandone il costo al consumo, è di nuovo incongruenza di fatti, intenti e mezzi, se sviluppo ed ambiente sono obiettivi primari entrambi.

Per questo, sui prodotti italiani grava un balzello energetico del trenta per cento in più, rispetto alla concorrenza straniera.

Quanto ai danni prodotti dall’inadempimento dei buoni propositi nel campo della ricerca ed innovazione, ne riporta un esempio chiarissimo l’articolo di Aeronautica e Difesa su un Drone del 1991, al collegamento web seguente:

http://www.karibuni.it/deben/CURRICULUM/Aeronautica%20e%20Difesa%2008%2009%2095.pdf

 Non insisto con gli esempi, ma essendo testimone diretto degli effetti sciagurati dei falsi ideali e delle contraddizioni fra dire e fare, sulle possibilità di realizzazione personali e collettive che sostanziano una società sana, sento lo stesso bisogno di verità e congruenza in tutti i percorsi della vita dai diritti alle istituzioni, siano esse scuola ed università per il diritto ad istruzione e cultura, ricerca, innovazione e tecnologia per il diritto al lavoro, o la solidarietà per il diritto di amare.

Se potessi affermare le mie opinioni al servizio della comunità, è con tale guida che lo farei.

 Credo, quindi, che buona parte della classe politica attuale dovrebbe stare in galera, però evito di starnazzare come un’anitra ad ogni sentore di scandalo, poiché per onestà intellettuale non posso evitare la domanda: “… ma dove dovrei stare, io, se ne facessi parte?”

La forza tentatrice del potere, infatti, è grande, e difficile una risposta con la stessa onestà.

Tuttavia, questa è una posizione di comodo, da estraneo ai giochi quale sono sempre stato, mentre la gravità della situazione esige che chi ha qualcosa da dire si schieri.

Allora ripenso alla mia vita, mi guardo allo specchio, ne apro l’anta per controllare il contenuto dell’armadio, e finalmente rispondo: “Sì, fuori! Con tutte le mie forze fuori, anche se qualcuno mi pagasse il mutuo… a mia insaputa.”

 Ed eccomi qua.

Mi sono sempre riconosciuto in un progressismo liberale fautore di crescita nel rispetto della dignità, che oggi si colloca fra il centro-destra moderato e l’area “renziana”,  perciò non ho preclusioni rigide verso uno schieramento o l’altro, e se aderissi ad uno, sarebbe la fedeltà ad orientare le scelte in caso di dubbi minori.

Negli scontri di verità fondamentali prospettati all’inizio, come sui temi legati a famiglia, distribuzione delle risorse, diritti degl’indifesi, o al lavoro, rivendico invece libertà d’opinione, perché non serve a nulla cambiare bandiera ad ogni adunata, e in cambio di un impegno onesto nell’area di competenza, questa è una condizione accettabile, se alleata di ogni verità di parte è la sincerità.

 Bologna, 3 febbraio 2014

 Fernando  De Benedictis